ALTA VAL CURONE

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Bruggi
Caldirola
Fabbrica Curone
Forotondo
Lunassi
Montecapraro
Morigliassi
Salogni
Selvapiana

FABBRICA CURONE

Comune di interesse turistico, comprendente l’alto bacino del torrente Curone, delimitato dalle elevate cime del Boglelio (m 1492), del Chiappo (m 1700), dell’Ebro (m 1700), del Panà (m 1559) e del Giarolo (m 1473), che segnano lo spartiacque con le valli dello Staffora (PV) a est, del Trebbia ( PC )la sud-est e del Borbera a sud e ad ovest. In particolare sulla vetta del Chiappo si incontrano tre regioni: Lombardia (PV), Emilia (PC) e Piemonte (AL). Dalle sue pendici ha origine il Curone che, dopo un percorso di 10 km sfocia nel Po presso Cornale (PV).

Il Comune è composto di numerosi centri e nuclei sparsi. Il capoluogo, Fabbrica, si estende in forma allungata in un'ampia conca nel punto più basso del fondovalle, alla destra orografica del Curone. Il paese è dominato dal borgo "Il Castello", che sorge sopraelevato su un colle alla sinistra del Curone, con i resti di un'antica torre. L'economia del territorio ha subito in pochi anni una radicale evoluzione con l'abbandono pressochè totale dell'agricoltura quale attività di sostentamento della popolazione locale. Il 41% della popolazione ha più di 65 anni. Attualmente la forza lavoro risulta attiva nel settore delle costruzioni edili, nel settore caseario, nell'artigianato, nei servizi e nel campo dell’indotto turistico. Si segnala un'impresa che opera nel settore edile e di costruzione di infrastrutture, nonché un'impresa "storica" che opera nella lavorazione dei latticini.

Km 53 da Alessandria. km 32 da Tortona. Alt. m 471 (m 440-1700).
Sup. kmq. 53,64. Cens. 2001 Ab. 838
Parrocchia di S. Maria Assunta. Festa patronale: 15 agosto. (Per le altre parrocchie v. singole frazioni).

PROFILO STORICO
Il primo documento noto relativamente a Fabbrica Curone risale al 10 settembre 1150 e riguarda una condanna espressa dal vescovo di Tortona Guglielmo nei confronti dei vogheresi. Fra i testi all'atto pubblico era presente un Raimondo di Fabbrica. Tutta l'alta val Curone era assoggettata all'autorità feudale del vescovo di Tortona: infatti nel 1157 il papa Adriano IV confermava al vescovo Oberto la protezione apostolica su molte località della diocesi tra cui Fabbrica, il cui castello nel 1176 fu confermato da Federico I come facente parte del contado del comune di Tortona. Nel 1210 l'imperatore Ottone IV confermò il feudo di Fabbrica al vescovo di Tortona. I marchesi Malaspina compaiono nel XIII secolo come proprietari di molti beni nella zona di Fabbrica, mentre nel 1328 risultano possessori del castello. L'autorità feudale dei vescovi di Tortona fu riconfermata con l'investitura del 29 dicembre 1349 concessa dal vescovo Giacomo Visconti a Obizzo e Federico Malaspina figli del fu Azione marchesi di Varzi. Nel 1425 il feudo con la villa di Forotondo con annessi pedaggi e onoranze fu concesso a Pietro Malaspina e riconfermato ai suoi discendenti fino al 1666. Nel 1508 il marchese di Varzi Nicolò Malaspina lasciò in eredità molti beni nell'alta Val Curone ai nipoti Scipione e Sinibaldo Fieschi che con l'aiuto dello zio Ottobono usurparono molti diritti feudali al vescovato di Tortona. Dopo la caduta del potere dei Fieschi nel 1547 in seguito alla fallita congiura, i loro diritti feudali Fabbrica vennero confermati nel 1559 dall'imperatore Ferdinando I ad Andrea Doria e nel 1565 dal duca di Milano Filippo II d'Asburgo a Pagano Doria. La famiglia dei principi Doria mantennero una giurisdizione sul feudo di Fabbrica in condivisione con i Malaspina fino al 1797, quando i Savoia abolirono la feudalità. Nel XVIII secolo risulta che il feudo di Fabbrica comprendesse tredici località: Garadassi, Montecapraro, Salogni, Bruggi, Pareto, Ramenaglia, Pradaia, Serra, Morliassi, Selvapiana, Brentassi, Caldirola e Lunassi. Nel 1635 il castello abitato dai Marchesi Malaspina era composto da "una torre grande e recinto molto capace".
Nel 1738 re Carlo Emanuele III di Savoia impose la sua autorità sul feudo di Fabbrica e su tutta la val Curone, tantochè i Doria nel 1753 giurarono fedeltà al nuovo sovrano, cessando di far riferimento a Milano.
Nel dicembre 1798 si costituì una municipalità presieduta dal sacerdote Antonio Maria Migliari, riconfermato sindaco nel 1801 dai francesi. Nel 1802 fu convocato un consiglio comunale di dieci membri composto da un rappresentante per le seguenti località: Fabbrica, Montecapraro, Brentassi, Salogni, Selvapiana, Bruggi, Lunassi, Caldirola e Garadassi. Nel 1814 il comune fu compreso dai Savoia nel mandamento di San Sebastiano. La seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo sono stati caratterizzati per tutta l'alta val Curone da un'intensa emigrazione verso le Americhe dovuta alla notevole crescita demografica combinata alla profonda crisi agraria che colpì tutto il vecchio continente. Già nel XVIII secolo è documentata una massiccia migrazione verso le risaie lombardo-piemontesi, la cui coltivazione necessitava di una numerosa manodopera stagionale. Nel XIX secolo l'emigrazione fu di carattere definitivo per molte famiglie. Tra il 1882 e il 1920 quasi 1500 persone lasciarono il comune di Fabbrica Curone per l'Argentina e gli Stati Uniti d'America. La popolazione residente è passata dai 3245 abitanti del 1901 agli 838 del 2001. Nel 1928 è stato aggregato il soppresso comune di Forotondo.

MONUMENTI E OPERE D'ARTE
I documenti disponibili sono sempre piuttosto tardivi rispetto all'epoca presunta di fondazione delle pievi del tortonese compresa la pieve di Santa Maria di Fabbrica, citata per la prima volta in un atto del 22 aprile 1235. Nel documento è citato un canonico della pieve procuratore dell'arciprete di Monteacuto. Un altro atto è rogato il 7 aprile 1244 nel chiostro della pieve. Nel 1576 la chiesa fu visitata dal visitatore apostolico Ragazzoni che ordinò una serie di restauri agli altari e alla casa dell'arciprete. Furono arcipreti della pieve tra il 1573 e il 1668 prima Ruffino Dall'occhio e poi il nipote Alberto. Già alla fine del XVI secolo erano erette nella pieve due confraternite, quella del SS. Sacramento e quella del SS. Rosario. Dalla visita del 1669 apprendiamo che la parrocchia aveva 290 abitanti con 60 famiglie.
L'edificio, databile al XII-XIII secolo, presenta rimaneggiamenti e ampliamenti successivi che lasciano supporre abbia sostituito un edificio religioso più antico e di dimensioni minori. La struttura architettonica consta di tre navate che dovevano terminare ciascuna con un'abside semicircolare: quella di sinistra venne sostituita dal campanile agli inizi del XVII secolo; quella centrale è rettilinea e ospita all'interno l'altare maggiore in marmo realizzato nel 1912 e il coro ligneo risalente al 1869. Quella di destra è oggi un'ampia nicchia che ospita la statua di sant'Antonio abate realizzata nel 1912. Nel 1687 durante la visita Ceva risulta "ristorata notabilmente". Nella visita svolta dal vescovo Carlo Maurizio Pejretti nel 1788 la chiesa venne descritta ampia a tre navate, con quattro altari e ampio coro dotato di sedili lignei. Il parametro murario esterno, costituito prevalentemente da pietra locale, è decorato da lesene e da archetti ciechi che corrono lungo il perimetro sotto il tetto. Sopra il portale d'ingresso sulla lunetta in pietra è raffigurata una complessa simbologia zoomorfa. La croce domina il campo fra l'acquila da un lato e il leone e il serpente dall'altro. Nel Medioevo l'aquila è simbolo di potere e rappresenta la figura di San Giovanni e l’Ascensione. Il leone, invece, è simbolo di difesa e di giustizia, di resurrezione e di forza. L'aquila è spesso vincitrice del serpente creatura malefica. L'interno della chiesa è stato voltato nel XVII secolo, nascondendo le capriate dell'originale copertura lignea e le monofore che esternamente si aprono nella navata centrale, sensibilmente più alta di quelle laterali. Il primo altare a destra è dedicato alla Madonna del Rosario. Risale al 1665 e fu costruito a spese dell'arciprete don Alberto Dall'occhio. La pala d'altare può essere datata al 1604 e rappresenta San Domenico che intercede presso la Vergine a favore del committente effigiato sulla sinistra e sullo sfondo una veduta panoramica di Fabbrica Curone collegata attraverso un ponte con la frazione Castello. Recentemente è stato attribuito al tortonese Scipione Crespi (1542-1621). Fino a pochi anni fa il dipinto era incorniciato dalle tavolette dei misteri del Rosario, frutto -tranne l'Annunciazione– di un rifacimento eseguito del pittore novese Luigi Sansebastiano nel 1885. L'interno conserva anche una statua lignea raffigurante L'Assunta della scuola dei Montecucco di Gavi (metà XIX secolo), posta a destra del presbiterio. Nel 1980-81 l'edificio è stato restaurato con la pulitura delle pareti esterne dai vecchi intonaci decorati nella seconda metà del XIX secolo. L'interno presenta dipinti a muro di Domenico Fossati (1883-1968) Battesimo di Cristo.